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Umberto Balestreri: la guerra, l’impegno civile, l’alpinismo

balestreri

Sabato 6 febbraio, al MuseoMontagna, un omaggio a Umberto Balestreri: l’incontro, organizzato nell’ambito della rassegna “Leggere le montagne”, vedrà protagonisti Gianluigi Montresor, Roberto Mantovani, Roberto Scala e Cesare Rasini.

Il dattiloscritto dell’inedito Diario di Guerra 1915-1918 di Umberto Balestreri, conservato nella Biblioteca Nazionale del CAI, ha ispirato l’incontro in programma sabato 6 febbraio presso la Sala degli Stemmi del Museo Nazionale della Montagna dal titolo “Quello era un uomo. Umberto Balestreri: la guerra, l’impegno civile, l’alpinismo”: a raccontare la figura di questo illustre personaggio torinese, che fu magistrato, alpinista e ufficiale degli Alpini, interverranno Gianluigi Montresor, Roberto Mantovani e Roberto Scala accompagnati dalle letture dell’attore Cesare Rasini.

Attento studioso e conoscitore delle montagne – così come emerge dalle testimonianze degli amici e dei compagni di scalate – di Balestreri emerge anche la figura di un uomo tutto d’un pezzo, non disposto a scendere a compromessi con il regime fascista a cui rifiutò di prestare giuramento, ritenendolo “incompatibile con la mia veste di magistrato”. A Torino, Balestreri (1889-1933) è ricordato da una via a lui intitolata, fra corso Giulio Cesare e corso Vercelli, e dal bivacco del CAAI sulla cresta dei Cors delle Grandes Murailles, di fronte alla Dent d’Herens e al Cervino.

Laureatosi in Giurisprudenza a Torino nel 1911, socio della SUCAI fin da studente, Balestrieri si distinse subito per l’attività alpinistica con una serie di prime salite nelle Alpi Occidentali. Chiamato alle armi, dopo il corso per allievi ufficiali, partecipò alla Prima Guerra Mondiale e fu decorato con due medaglie d’argento: fu un combattente valoroso per tutta la durata del conflitto «per anni tra i monti insanguinati della guerra, nelle trincee dello Stelvio e dell’Adamello, sulle cime del Trentino, tra le Dolomiti stupende di colori, sui monti paurosi dell’Isonzo solenni di ricordi» come scrisse in un racconto pubblicato sulla Rivista mensile del CAI dopo la sua morte in un crepaccio, sul ghiacciaio del Bernina.

Per saperne di più: www.museomontagna.org

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