Turismi che cambiano nelle Valli Olimpiche
Ci scrive Roberto Serra, consigliere comunale ed ex sindaco del Comune di Cesana Torinese, per riflettere sull’offerta turistica dell’alta Valle di Susa con l’intento di stimolare una riflessione per un riposizionamento delle stazioni turistiche e del sistema montagna. Vi proponiamo il testo di seguito.
Le feste di fine anno e le buone presenze turistiche dell’alta Valle di Susa avevano generato un’atmosfera ottimistica, e la convinzione che “sarà questione di giorni ma la neve arriverà” ha fatto il resto… Anche i gufi più pessimisti non immaginavano la possibilità di essere coinvolti in una situazione meteorologica così drammaticamente anomala. Sarà colpa del Njnio, sarà il riscaldamento globale del pianeta, sarà perché ”l’invern è pi nen cul d’na volta”, il risultato è che siamo a febbraio, la neve latita e la stagione stenta a decollare.
La caccia alle streghe è iniziata, perché un colpevole dev’esserci. A tutti serve qualcuno – o qualcosa – cui poter dire: «io l’avevo detto», «io avrei fatto così», «quelli…, quando era ora non hanno fatto la neve», «quelli hanno preso i soldi ed ora non aprono gl’impianti». Affermazioni che spesso non tengono in considerazione la complessità del sistema turistico invernale: la neve gioca certamente un ruolo fondamentale, ma, soprattutto in situazioni meteorologiche estreme, è importante offrire un’alternativa che funzioni indipendentemente da neve, cavi e motori.
Turismi che cambiano a Cesana Torinese
Stiamo progressivamente riscontrando una perdita di appeal di quelle tante stazioni turistiche alpine che hanno fatto della neve la principale e unica risorsa turistica. Come dimostrano i problemi economici e finanziari cui le società di gestione degli impianti si sono trovate a far fronte negli ultimi anni, il tramonto del turismo delle funi è principalmente economico. A modificare il profilo del turista sciatore intervengono poi diversi fattori: la tendenza climatica sempre più critica, calda e povera di precipitazioni e la crisi economica di carattere mondiale che rende l’ospite meno incline a mettere mano al portafogli. Allo stesso tempo, si vanno sviluppando nuove tendenze meno consumistiche, ispirate ai concetti green e slow, per citarne alcuni, che orientano il pubblico verso nuove scelte turistiche.
Lavorare a un riposizionamento delle stazioni turistiche e dell’intero sistema montagna
Ma cosa rappresenta il “turismo”? Fare un’esperienza di turismo significa uscire fuori dagli schemi abituali del quotidiano. Inoltre, il turismo non si fa mai da soli, ma si fa in coppia, in famiglia oppure in gruppo e la località viene selezionata in base alle possibilità che offre a tutti di divertirsi e vivere la vacanza. Quando si va a sciare con la moglie, con i figli oppure con gli amici, uno calza gli sci da discesa, l’atro quelli da fondo e i bambini si divertono sul bob o sulla pista da pattinaggio. In pratica, si ha la necessità di trovare all’interno della stessa stazione tante opportunità e i comprensori devono attrezzarsi in tal senso.
A partire dagli Anni Sessanta, agli albori del turismo invernale moderno, l’alta Valle di Susa si è fossilizzata sullo sci da discesa, come se piste, cavi e funi fossero la panacea di tutti i mali e la soluzione di ogni problema. In quel momento è venuta a mancare la costruzione dell’insieme ambientale, storico, culturale e scenografico, e cioè un sistema che rendesse le località attraenti e coinvolgenti turisticamente. Cesana ne è un classico esempio. È il caso di una località collocata leggermente a margine dal sistema sciistico che in passato si è sviluppata in relazione alla vicina Francia, puntando su un’economia prevalentemente di frontiera: si può dire che la nostra principale attività consisteva nel rifilare ai francesi in transito bottiglie di Vermut e Pastis. In quel momento storico, gli strumenti urbanistici erano finalizzati più a soddisfare le aspettative degli imprenditori immobiliari che a disegnare una stazione turistica. Poi, grazie alle opere Olimpiche, Cesana venne ridisegnata: ponti, strade, piazze, urbanizzazioni e infrastrutture permisero alla località di riallinearsi con le più blasonate stazioni turistiche di sport invernali. Sono trascorsi 10 anni dai Giochi Olimpici di Torino 2006 e si sta ancora discutendo su come riqualificare Cesana. Nel frattempo, i locali commerciali chiudono e la località si emargina dal contesto turistico.
In Valle di Susa che altro si può fare, se non sciare?
In questi anni è mancata la capacità di realizzare piani di sviluppo turistico di area vasta, coordinati da una regia super partes. Per organizzare una buona offerta turistica è necessario creare interrelazioni di solidarietà e di sussidiarietà tra i diversi fattori produttivi che convivono all’interno dello stesso comprensorio. Ce lo insegna St. Moritz: lì ci sono lo sci alpino, lo sci di fondo, il bob e lo slittino, le passeggiate e i percorsi per le slitte trainate dai cavalli, il centro cittadino in cui tutti si ritrovano e tutti hanno qualcosa da fare.
In Valle di Susa che altro si può fare, se non sciare? Il grande problema del turismo dell’alta vale è la mancanza di un prodotto di qualità: questa situazione ci ha costretti a proporre “prezzi da fame” con la conseguenza che gli ospiti stranieri finiscono per spendere di più per una bottiglia di vino che per il soggiorno in mezza pensione. Da qui la necessità di elevare la qualità del nostro prodotto turistico: il territorio deve proporsi con un’immagine diversa, perché il prezzo non lo decidono l’albergo, l’impianto di risalita oppure il ristorante, ma lo determinano l’immagine e la percezione che quella località ha sul mercato. In questo senso dobbiamo ricordarci che siamo un territorio Olimpico!
Roberto Serra, consigliere comunale ed ex sindaco del Comune di Cesana Torinese in alta Valle di Susa (TO)
Sono pienamente d’accordo con Roberto Serra, la penuria di neve deve essere uno stimolo per sviluppare quelle attrattive turistiche “slow” di cui il territorio di Cesana è pieno, ma che nessuno conosce.
Cosa aspettiamo, per esempio, a far meglio conoscere la valle di Thures, le sue borgate, la sua ricchezza di gite sci alpinistiche o i suoi itinerari da scoprire in bici o a piedi? Cosa aspettiamo a dare opportunità a chi vive sul territorio di poter vivere “del territorio”? Cosa aspettiamo a promuovere, ma soprattutto a coordinare, progetti di sviluppo agri-turistico? Le persone pronte a “rimboccarsi le maniche ci sono”, il “prodotto” c’è, manca invece la fase progettuale ed il coordinamento dei vari “attori” che potrebbero essere coinvolti……sarà la volta buona? in tanti se lo augurano
Gentile Giovanna, grazie per aver condiviso con noi la sua opinione!