Arti figurative. Stefano Riba
Il Festival Torino e le Alpi 2015 in città, 4 curatori per le sezioni letteratura, arti sceniche, arti figurative e cinema, un calendario ricco di eventi, iniziative, curiosità. Conosciamo meglio Stefano Riba, curatore della mostra Cervino – Passi erratici 2015.
Dopo dieci anni di collaborazione con alcune tra le più prestigiose realtà legate al mondo dell’arte (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Fondazione Merz, Museum Ludwig, galleria Giorgio Persano e collaborazioni con Flash Art, Exibart, Il Manifesto e Artribune), Stefano Riba inizia la propria attività indipendente. Nel 2012 apre lo spazio espositivo VAN DER. Nel frattempo collabora con il progetto editoriale PrintAboutMe, dà vita (assieme a PEPE fotografia) a una serie di incontri sulla fotografia, e cura la mostra Passi erratici che si tiene annualmente al Museo Nazionale della Montagna di Torino.
Per il secondo anno consecutivo è il curatore della sezione di Arti figurative del Festival culturale Torino e le Alpi. Nel 2014 ha proposto al pubblico la mostra Passi erratici, risultato di un trekking attorno al Monviso realizzato insieme a 12 tra giovani videomaker, musicisti e creatori di arte visiva e grafici artisti, che hanno riflettuto sui legami tra la pianura e al montagna. Una formula che riproporrà anche quest’anno, rivista e arricchita.
Gli abbiamo chiesto di presentarci la sezione Arti figurative del Festival culturale Torino e le Alpi 2015.
Come hai organizzato quest’anno la parte di Festival a tua cura?
«La mostra Cervino – Passi erratici 2015, come già per l’edizione precedente, si compone di tre momenti: una residenza in montagna con gli artisti, una fase di progettazione che nasce a seguito degli stimoli nati nei giorni trascorsi assieme alla scoperta del territorio alpino, l’esposizione delle opere al Museo della Montagna in un allestimento che dialoga con la collezione dello stesso. Quest’anno ci sono però delle differenze sostanziali rispetto al progetto del 2014».
Quali sono queste differenze?
«Per cominciare nel titolo è presente il nome della montagna attorno a cui siamo stati, il Cervino. Lo scorso anno il Monviso non era citato nel titolo perché il fulcro del progetto era l’atto del camminare, più che il dove si camminava. Quest’anno, invece, una serie di scelte hanno fatto sì che fosse necessario aggiungere una localizzazione geografica ben precisa. La prima motivazione è dovuta allo spostamento, da settembre a luglio, del Festival Torino e le Alpi, nel cui programma rientra Passi Erratici. Il periodo di residenza in montagna è così stato anticipato da inizio agosto a fine aprile. Un periodo che, come sanno bene gli escursionisti o gli appassionati, non è proprio il massimo per i trekking in montagna. Quindi più che sul camminare ci siamo concentrati sul conoscere. La nostra residenza in Valtournenche è caduta nel limbo temporale in cui non si scia più e non si fa ancora trekking, anche se una ciaspolata ce la siamo concessa. Un momento in cui c’è poco turismo, in attesa dei mesi in cui sul Cervino si accenderanno i riflettori – e sarà davvero così visto che dal 10 al 19 luglio sarà illuminato anche di notte – delle celebrazioni per i 150 anni dalla prima ascesa. Abbiamo così approfittato di questa calma per incontrare le persone che lì vivono tutto l’anno. Abbiamo parlato con le guide alpine, i custodi della memoria della montagna che oggi conducono le ascese ai 4.478 metri della montagna, e con uomini e donne che custodiscono e tramandano la storia e il folclore della Valtournenche. Da questi incontri è nato il progetto di quest’anno che raccoglie i lavori di Paola Angelini, Mario Tomè, Namsal Siedlecki, Fabrizio Perghem, Giuseppe Abate, Fabrizio Prevedello e Vittorio Mortarotti».
Come vedi il rapporto tra l’arte figurativa e la montagna?
«Le arti visive sono da secoli legate alle ispirazioni che si trovano negli ambienti alpini. Fino a qualche decennio fa però la rappresentazione era ancora di stampo romantico: la forza della natura, il sublime, la piccolezza dell’uomo o, al contrario, la sua grandezza nell’affrontare una sfida impari. Oggi non è più così e poche settimane fa, per esempio, è uscito nei cinema italiani Forza Maggiore. Un film svedese ambientato in una stazione sciistica di lusso dove una slavina provoca la crisi di una famiglia modello. Il film mostra come la montagna, anche quando non è al centro delle riprese ma rimane in sottofondo, possa comunque essere usata per parlare di tante cose: lo spirito di sopravvivenza, la frivolezza del turismo di massa, l’attaccamento alla famiglia, il coraggio, la vergogna e via dicendo. Più o meno la stessa cosa che è successa qualche hanno fa con Il vento fa il suo giro. Insomma, le arti visive continueranno a trovare nella montagna una fonte di ispirazione che non servirà solo a parlare della bellezza della natura, ma anzi, verrà utilizzata sempre più spesso per sollevare interrogativi esistenziali».
Hai degli artisti che possano raccontare questo rapporto?
«Tutti gli artisti che ho coinvolto quest’anno hanno un rapporto con la natura e la montagna. Ciascuno di loro lo racconterà a proprio modo, con toni e prospettive anche molto diverse. E questo, come dicevo prima, è il bello di una montagna che non viene idealizzata solo per fini celebrativi».
Gli appuntamenti del Festival Torino e le Alpi
La mostra Cervino – Passi erratici 2015 verrà inaugurata venerdì 10 luglio alle ore 18.00 al Museo Nazionale della Montagna. Nei giorni successivi (sabato 11 luglio alle ore 16.00 e domenica 12 luglio alle ore 17.00) il curatore Stefano Riba e alcuni degli artisti in mostra condurranno il pubblico in una serie di visite guidate ai lavori di Cervino – Passi erratici 2015. La mostra, allestita in dialogo con le collezioni del MuseoMontagna, sarà visitabile fino al 20 settembre 2015. In occasione del Festival Torino e le Alpi, l’ingresso al Museo è gratuito.